Special project

La casa che recita

Il Cinema del Carbone — Mantova, 6-20 dicembre 2022
 


Con “La casa che recita” torna al Cinema del Carbone di Mantova un ciclo di film dedicato al racconto del design e delle sue forme, quest’anno in collaborazione con la Fondazione Palazzo Te in occasione della mostra “Giulio Romano. La forza delle cose“.

Ci sono storie nelle quali gli spazi giocano un ruolo chiave e le vicende si intrecciano con lo spazio circostante. Esistono anche film nei quali le case diventano vere e proprie co-protagoniste, dove la vita dei personaggi si incontra con oggetti, colori, stili che definiscono le storie in maniera determinante. In questa rassegna di tre lungometraggi passeremo dal comico al drammatico, dal film all’animazione, dagli anni Cinquanta ai giorni nostri, dal Giappone alla Francia, per scoprire che le case non sono soltanto scenografia, ma arrivano persino a “recitare”.

“Mon Oncle” di Jacques Tati (1957)
In questo film di Jacques Tati le case dei protagonisti diventano lo specchio della loro personalità, ma anche di due epoche a contrasto. La casa modernista degli Arpel – progettata dallo scenografo Jacques Lagrange – rappresenta il futuro, la tecnologia, il design, in netto contrasto con lo stile antiquato e calmo di Monsieur Hulot. E il contrasto fa scattare una comicità surreale e irresistibile.

“Io sono l’amore” di Luca Guadagnino (2009)
Una delle co-protagoniste del film di Luca Guadagnino è Villa Necchi Campiglio, capolavoro di Piero Portaluppi ben nascosto nel cuore di Milano. Le vicende della famiglia Recchi sono indissolubilmente legate alla loro casa, nelle cui sale si svolgono le scene chiave del film. Il buon vivere della borghesia lombarda si esprime anche nel cibo (con i piatti realizzati da Carlo Cracco), negli abiti (di Jil Sander e Fendi) e nei gioielli (di Damiani e Delfina Delettrez).

“Mirai” di Mamoru Hosoda (2018)
Per “Mirai”, il regista Mamoru Hosoda ha chiesto a Makoto Tanijiri di realizzare una casa privata, la casa di un’architetto, completa di tutto, all’interno della quale si sarebbero dovute svolgere tutte le scene del film. Niente di nuovo nel cinema, ma qui si tratta di un film d’animazione, dove i limiti dello spazio fisico non ci sono. Il risultato è un film sorprendente, dove tanti oggetti di design contemporaneo fanno parte della vita quotidiana della famiglia protagonista del lungometraggio.